I ricordi restano sempre dove li abbiamo lasciati: noi ci alziamo, andiamo, richiamati a tavola dalle madri, e i ricordi restano sugli scalini.

Franca dalla biblioteca di Castello d’Argile consiglia Almarina di Valeria Parrella

Il vuoto è uno degli elementi chiave della narrazione di Valeria Parrella. È il luogo in cui la sua scrittura si innesta e si sedimenta, costruendo una struttura letteraria che collega istanti, sensazioni e opposizioni, mantenendosi sempre al di sotto della superficie del vuoto. In Almarina la forma del vuoto assume, invece, una valenza esterna: la storia di un'insegnante di matematica, una narrazione del femminile: madri, figlie, amiche, scrittrici, ma prima di tutto donne.

“Tutto ciò che scegliamo si rivelerà sbagliato se saremo tristi, e giusto se saremo felici”.

In sintesi, può una prigione rendere libero chi vi entra?

Elisabetta insegna matematica nel carcere minorile di Nisida. Almarina è un’allieva nuova, ce la mette tutta ma i conti non le tornano: in quell’aula, se alzi gli occhi vedi l’orizzonte ma dalla porta non ti lasciano uscire.

La libertà di due solitudini raccontata da una voce viva e profonda, ricca di memoria e di differenti punti di vista. Mi è piaciuto tanto.

Almarina
Valeria Parrella
Einaudi, 2019

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Narrativa

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