I militanti veri, li troviamo solo tra la plebe.

Chiara Pasotti della biblioteca di Castenaso consiglia Gli anni del coltello di Valerio Evangelisti

L’ultimo libro pubblicato da Valerio Evangelisti, che ci ha lasciato da poco, è un romanzo storico che ci riporta al periodo travagliato dell’Italia risorgimentale e in particolare agli anni tra il 1848 e il 1853.

Da quando è caduta la Repubblica romana i mazziniani sono in pericolo. Ricercati dai soldati austriaci, si danno alla fuga e si riuniscono clandestinamente per progettare nuove azioni di lotta. Tra loro c’è Giovanni Marioni, detto “Gabariol”, proveniente da Faenza. Il nostro “eroe minore” riesce a fuggire da Roma per iniziare una peregrinazione da un luogo all’altro dove il Maestro – Giuseppe Mazzini - preannuncia una rivolta. Agli annunci seguiranno però una serie di insuccessi clamorosi.

Pensando al Risorgimento e ai seguaci di Mazzini a molti viene in mente quella retorica patriottica un po’ ammuffita associata alle gesta e agli ideali dei grandi personaggi “che hanno fatto l’Italia”. Qui c’è un cambio di prospettiva perché entriamo nelle osterie, nei vicoli, nelle case povere e semplici e vediamo la lotta per l’unità d’Italia dal punto di vista delle classi popolari. Braccianti, ciabattini, artigiani sono animati da un grande desiderio di conquiste sociali oltre che politiche: salari dignitosi, redistribuzione di terre, migliori condizioni di vita.

Travolgente ed esplosiva sono gli aggettivi che userei per descrivere la storia. Tra fughe improvvise, incursioni della polizia, missioni in incognito, omicidi e complotti, è una lettura adrenalinica piena di azione e di colpi di scena. Non mancano, tuttavia, lunghi dialoghi che lasciano spazio alla riflessione e all’approfondimento e che fanno emergere lo straordinario studio dell’autore sulle fonti storiche.

Sono stata davvero in pena per il povero Gabariol, mazziniano in crisi convinto sostenitore della lotta col coltello, del gesto disperato del singolo quando l’azione collettiva sembra venir meno. E’ tormentato e non ha mai pace, si sposta da una città all’altra tra Bologna, Parma, Genova per mettersi in salvo e per riallacciare le relazioni con i mazziniani che però, scopre, sono disorganizzati e disillusi un po’ ovunque. Mi ha davvero sorpreso la rete di relazioni che i mazziniani riuscivano a creare in un’epoca in cui non c’erano i mezzi di comunicazione di oggi.

Credo che il tema della lotta, che percorre tutto il romanzo, sia ancora attuale. La passione politica che ha sempre contraddistinto Evangelisti emerge chiaramente anche qui nell’attenzione agli ultimi che vogliono cambiare la storia, nella sete di giustizia sociale con l’aspirazione a condizioni di vita migliori, nella condanna delle classi ricche pronte, per convenienza, a tradire le idee mazziniane a favore della monarchia.

L’interrogativo che percorre tutto il romanzo potrebbe essere un monito al lettore di oggi attento alle disuguaglianze di classe: le classi borghesi potranno mai davvero legiferare a favore dei poveri?

Gli anni del coltello - Valerio Evangelisti - Mondadori, 2021

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