Ma quella sera ero così triste: e ho capito – l’ho capito più volte in momenti diversi della mia vita – che l’isolamento della mia infanzia non mi avrebbe mai abbandonata. La mia infanzia era stata un lockdown. 

Pierluigi della biblioteca di Granarolo dell'Emilia consiglia Lucy davanti al mare di Elizabeth Strout.

Siamo nel 2020 e William, ormai divorziato per la terza volta, e Lucy, ormai vedova, decidono di passare il periodo del Covid al riparo dalla gente, in una vecchia casa sulle scogliere del Maine. Seppur i due siano stati sposati per diversi anni, ormai tra loro scorre una quotidianità ben rodata, fatta di solitudine e piccoli momenti di condivisione. I loro pensieri spesso sono rivolti a New York, la città in cui vivevano, alle loro figlie ormai adulte e alle loro case abbandonate per cercare isolamento durante pandemia in corso.

É stato piuttosto strano leggere un romanzo tanto introspettivo sul tema del Covid, poiché molte delle riflessioni di Lucy si sono rivelate uno specchio del mio sentire all’epoca (un tempo dall’aura surreale, anche se, di fatto, non così lontano). Il romanzo si fa pensiero aperto, memoria nostalgica, e la scrittura è semplice e trasparente.
Lo consiglio fortemente agli amanti della Strout; certo, questo libro non tocca vette di poetica viste in precedenza, ma è comunque incentrato sugli eventi (piccoli e grandi) che scuotono l’animo umano nel corso di una vita. E i due protagonisti, ormai al calare della propria esistenza, sono ancora voci forti, che hanno qualcosa da dire.

Lucy davanti al mare
Elizabeth Strout
Einaudi, 2024

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Narrativa, pandemia

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