E’ una madre bravissima. Non perfetta. Ma ce la mette tutta

Chiara Pasotti della biblioteca di Castenaso consiglia "Una casa sulle ruote" di Susin Nielsen

Un libro che si legge facilmente e che intrattiene, emoziona, diverte e fa pensare. Consigliatissimo a ragazzi dai 12 anni, ma anche a genitori, insegnanti e adulti in generale.
Che cosa ci fa un ragazzo di 13 anni in una stazione di polizia a notte fonda? Già dalle prime righe il lettore ha voglia di scoprire la storia di Felix, che, incalzato dalle domande di un assistente sociale, racconta com’è finito a vivere in un furgone con sua madre.
Scopriamo così che dopo la morte della nonna si innescano una serie di circostanze sfortunate che lasciano madre e figlio letteralmente sulla strada. All’inizio vivere senza un indirizzo fisso sembra quasi divertente

Passato l’effetto vacanza e con l’avvicinarsi della stagione fredda, però la situazione diventa insostenibile, ma i due fanno il patto di non raccontare a nessuno come vivono perché temono che i servizi sociali possano dividerli. A scuola però è difficile nascondere la verità e i compagni si accorgono che qualcosa non va.

Mi piace la scrittura di Susin Nielsen, schietta e senza fronzoli. Ci fa vivere i problemi di Felix nella loro concretezza: la scomodità di dover usare i bagni pubblici in certi orari, il potersi nutrire solo di scatolette, l’essere costretti a parcheggiare di volta in volta in quartieri diversi per non destare sospetti nei residenti. Ci fa capire come le persone possano scivolare nella povertà quasi senza accorgersene e come basti poco per trasformarsi in fuorilegge: il Felix di prima non avrebbe mai rubacchiato nei negozi né si sarebbe intrufolato in edifici disabitati. Tra tutti i problemi della vita per strada, uno dei più evidenti riguarda l’igiene personale: è facile sentire l’umiliazione di Felix quando i compagni al suo passaggio si tappano il naso; allo stesso tempo fa sorridere la sua ingenuità quando pensa di rimediare con un buon deodorante!

Mi è piaciuto come Susin Nielsen si avvicina a questi personaggi “socialmente fragili”: lo fa con grande rispetto e sensibilità e senza commiserazione. Non si erge mai a giudice, nemmeno quando Astrid, la mamma, si ostina a non voler chiedere aiuto e rimane a letto in uno stato depressivo per giorni trascurando i bisogni di suo figlio. Non la vuole assolvere, ma ci fa conoscere il suo background familiare per invitarci a capirla meglio. Nonostante il tema difficile, il libro è pieno di umorismo e la storia è sempre raccontata dal punto di vista di un dodicenne.

Questa storia mi è sembrata anche una bella dichiarazione d’amore dell’autrice per la sua città, Vancouver. Oltre ai servizi pubblici, tra cui la biblioteca dove Felix può usare un computer gratuitamente, sono gli abitanti la vera ricchezza di questa città. Si percepisce il dinamismo di una dimensione urbana vitale che funziona con il contributo di tante persone con origini diverse eppure, come dice il protagonista, canadesi al 100%.

Per i ragazzi, è soprattutto una storia che intrattiene, diverte e racconta un bel rapporto di amicizia tra compagni di scuola.

Per gli adulti e gli insegnanti, è una storia che offre tanti spunti di riflessione: sulla fragilità sociale, sul rispetto che meritano le persone che hanno bisogno di aiuto, su come sia facile cadere in basso per chi ha pochi risparmi da parte e non ha una solida rete famigliare alle spalle, su come le città possano essere luoghi di solidarietà o di ostilità rispetto alle frange più deboli della popolazione.

Una casa sulle ruote
Susin Nielsen
Il Castoro, 2020

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