Se le va, dico, mi piacerebbe continuare a venire ad ascoltarla di sabato.
Vorrei chiederle della sua vita a Rodi, e nei campi, e dopo i campi.
- Il resto può essere, - risponde lei, - ma non i campi.
- Perchè non i campi?
- Perché non voglio essere quella persona.
Le chiedo cosa intenda. Lei descrive il tipo di sopravvissuta che ha raccontato la sua esperienza così tante volte da farla diventare atrofica, distante: meccanica. Non ne vede il motivo. Non ha mai voluto essere una storyteller dell’Olocausto, calcificata, senza nuovi pensieri o prospettive, con quell’evento così centrale, troppo centrale, in una vita lunga e stratificata.
Rispondo che la capisco.
Eppure… eppure se cominciasse a parlare con me della vita a Rodi prima, e se riuscisse così a tramandare quel modo di vivere, quella gente, quel mondo?

Sara Chiessi della biblioteca di San Giorgio di Piano consiglia Cento volte sabato di Michael Frank

Stella Levi è nata a Rodi nel 1923, l’anno in cui venne ufficializzato lo status di colonia italiana dell’isola (lo era già di fatto da più di 10 anni), in una famiglia di ebrei sefarditi di lontane origini spagnole, come del resto tutte le famiglie ebree residenti nella Juderia della città di Rodi.

Nel febbraio del 2015, alla Casa Italiana nel Greenwich Village di New York, incontra per caso lo scrittore Michael Frank, e questo incontro cambierà un po’ le vite di entrambi per i sei anni a venire. Per sei anni infatti, quasi ogni sabato, Michael Frank andrà a casa di Stella per ascoltarla: ed è da questi cento sabati - come dice il titolo - che nasce il libro.

Il libro racconta quindi la storia di Stella, una ragazza sveglia, intelligente e ambiziosa che vive nella juderia di Rodi in un momento cruciale della sua storia, quando sta avvenendo il passaggio da un mondo antico fatto di tradizioni arcaiche e immutate per secoli, e il mondo moderno, con le letture di Freud e Marx e molti altri.

Uno degli episodi che più aiutano a capire che tipo di persona sia Stella è quello in cui a 14 anni riempie una valigia e la mette ai piedi del letto. “Vuoi scappare di casa?”, le chiede la madre. “È per quando andrò a fare l’università in Italia”, risponde lei.
È il 1937, e le ragazze della juderia alla sua età cominciano a cucire il corredo per quando si sposeranno e metteranno su famiglia. Stella invece ha già deciso che andrà all’università. Lontano da quel quartiere, da quella città, da quella piccola isola nel mare Egeo a due passi dalle coste turche.
Solo che nel 1938 vengono promulgate le leggi razziali, e in quanto ebrea le viene impedito di frequentare la scuola. È una delle ferite più profonde e dolorose di tutta la sua vita.

La storia di Stella (che il 5 maggio 2023 ha compiuto 100 anni) è davvero una storia che vale la pena di essere raccontata (e soprattutto ascoltata). E non solo per l’esperienza nei campi di sterminio di Auschwitz - che pure finirà con il raccontare a Michael Frank - ma per la testimonianza preziosa di un mondo che non esiste più. Perché i circa 1700 ebrei che vivevano nella Juderia sono stati deportati in massa in un solo giorno, il 23 luglio 1944, e il 90% di loro è morto nei campi di sterminio.
Stella racconta dunque la sua infanzia e adolescenza a Rodi: il mondo arcaico e affascinante delle sue nonne e quello moderno rappresentato da lei e dalle sue sorelle, e dagli italiani, che a Rodi avevano fondato il collegio rabbinico, avevano portato l’elettricità, e soprattutto un nuovo modo di vivere e pensare. Anche i primi anni sotto il fascismo la vita prosegue normale, fino a che - dopo la promulgazione e l’applicazione delle leggi razziali - la libertà, la felicità, il futuro cominciano a restringersi sempre di più, giorno dopo giorno, anno dopo anno.

La Stella novantenne, nel suo appartamento di New York, ci mette quasi due anni per decidersi a raccontare a Frank l'esperienza della deportazione e dei campi di sterminio. È un capitolo terribile e straziante della sua storia, e tuttavia - nell’economia del racconto - è solo un capitolo. Dopo la liberazione, Stella chiede di essere mandata in Italia, come sognava quasi 10 anni prima. Passa lì qualche tempo e ritrova alcune sue vecchie conoscenze di Rodi (riceve anche una proposta di matrimonio che arriva quasi ad accettare), poi salpa verso l’America e si trasferisce in California a casa di una delle sorelle. Decide poi di tornare in Italia ma, proprio come per la proposta di matrimonio, quando sta per imbarcarsi da New York capisce che la sua vita adesso è lì, in quel crogiuolo di persone provenienti da tutto il mondo che è New York, e lì rimane: lavora, si sposa, fa un figlio, divorzia.

Ho cominciato a leggere questo libro perchè avevo amato un libro precedente di Michael Frank, I formidabili Frank, un avvincente memoir che racconta la storia della sua infanzia (e non solo) e che ruota intorno alla figura ingombrante e affascinante della zia Hank, sceneggiatrice di Hollywood e personalità vulcanica.

Non essendo una gran lettrice di saggistica, il libro è rimasto per qualche tempo sul mio comodino prima che mi decidessi ad aprirlo, ma una volta cominciato l’ho letto tutto d’un fiato.
La storia di Stella è affascinante nella misura in cui lei è una persona allo stesso tempo normale ed eccezionale. Normale perché, alla fin fine, non ha fatto nulla che rimarrà sui libri di storia (a parte essere sopravvissuta all’Olocausto, naturalmente): dopo la guerra ha vissuto una vita ricca e interessante, ma non certo eccezionale. Eccezionale è però la sua personalità, fin dalla giovinezza: è una ragazza (e poi una donna) brillante, anticonformista, che non si piega mai davanti alle convenzioni, che raramente fa quello che le persone si aspettano da lei, che pur non riuscendo mai a fare avverare il suo sogno di fare l’università riesce comunque a ottenere grandi soddisfazioni professionali ed economiche, indipendente e solitaria ma anche socievole, intransigente con se stessa ma amorevole e indulgente con gli altri, e che ha attraversato un pezzo importantissimo di Storia (con la S maiuscola) e a più di novant’anni la racconta e ci riflette sopra con una lucidità che sorprende e cattura.

La storia di Stella merita davvero di essere letta, e la consiglio a tutti: è un racconto che ti avvince pagina dopo pagina, la storia di una vita che attraversa la Storia, raccontata da due narratori (Stella Levi e Michael Frank) d’eccezione.

Una curiosità: nonostante il libro sia stato scritto in inglese e poi tradotto in italiano da Marco Rossari, le conversazioni tra Levi e Frank sono avvenute tutte in italiano. L’italiano infatti è la lingua che Stella considera come più sua (tra le tante che conosce: il ladino, il greco, il francese, il turco, l’inglese e forse qualcun’altra che ora non ricordo) e anche Frank la parla molto bene.

Consiglio anche (per chi ha voglia di approfondire) un bel video del 24 maggio 2023 con un’intervista in italiano a Michael Frank al Palazzo Ducale di Genova (si può ascoltare come se fosse un podcast).

Cento volte sabato
Michael Frank
Einaudi, 2023

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Saggistica, Stella Levi, biografie, ebrei

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