«Fa’ ciò che ami, e non lavorerai nemmeno un giorno in vita tua»: ecco lo slogan che ha mosso le nostre vite alla ricerca del lavoro dei sogni, quello che fai con il sorriso sulle labbra, che mette in gioco i tuoi talenti migliori e ti fa sentire parte di una squadra – di più: parte di una famiglia. Peccato che in quello slogan si nascondesse la ricetta per lo sfruttamento, il programma in codice per una nuova tirannia del lavoro che abbiamo accolto allegramente, convinti che il lavoro avrebbe ricambiato quell’amore. Ora però l'idillio si sta incrinando: al posto delle farfalle nello stomaco, la sensazione nettissima che in questa relazione qualcosa non vada. Perché facciamo sempre più fatica a cogliere il privilegio delle nostre vite precarie?

Mattia della biblioteca di Minerbio consiglia Il lavoro non ti ama di Sarah Jaffe

La scrittrice Sally Rooney ha dichiarato di non esitare a definirsi marxista poiché alla luce di quanto accaduto il marxismo si è rivelato il sistema più predittivo. Sarah Jaffe, che adopera una chiave di lettura femminista e porst-marxista, conferma.

Il capitalismo erode ogni cosa. La divora, la digerisce e produce uno scarto maggiore rispetto a quanto l’ecosistema sociale, economico e ambientale possa sostenere. Il deserto è la prospettiva futura – letteralmente, visto il cambiamento climatico.

Il neoliberismo, che impregna la nostra cultura, si impegna a trovare spazi vuoti da raggiungere per conseguire il dominio totale e prosperare sempre più, cogliendo nuove occasioni per rigenerarsi e trarre più profitti.

E così Jaffe ci mostra che il multiforme neoliberismo è anche “un progetto di manipolazione delle emozioni”. Lo slogan “lavorare per amore” è il suo approdo più recente.

“Dovremmo lavorare per il piacere di lavorare invece di lamentarci del fatto che grazie a noi altre persone si stanno arricchendo mentre ci facciamo in quattro per pagare l’affitto e a malapena riusciamo a vedere gli amici” scrive provocatoriamente Jaffe.
Grazie alle nuove tecnologie e alla reperibilità comunicativa, “ci viene richiesto una disponibilità praticamente illimitata e senza orari”, una pretesa che si giustifica solo chiedendoci di amare il nostro lavoro, consegnando alla professione la nostra realizzazione personale e passione.
Ma cosa otteniamo in cambio?
Stipendi bassi, precarietà e mole di lavoro sempre maggiore, mentre aumenta l’inflazione. La storia d’amore tra umano e lavoro nel tardocapitalismo è una relazione tossica. E questo è vero nel mondo della vendita al dettaglio, della ristorazione, ma anche dell’arte e della carriera accademica.

Il libro racconta la genesi e le trasformazioni del progetto neoliberista, dalle analisi di Weber sul protestantesimo alle politiche di Margaret Thatcher, dal compromesso fordista alla storia della famiglia tradizionale (spoiler: è una favola che fa parte di un disegno preciso in uno specifico assetto economico-sociale), alternando le analisi ad alcuni racconti aneddotici – perlopiù di lavoratrici, tutti vittime di questo sistema incancrenito.

Lo consiglio a chi non riesce più a coniugare vita privata e lavoro. A chi trova iniquo il divario vertiginoso di ricchezza e potere tra i pochissimi e i moltissimi. A chi vive il proprio tempo libero come recupero delle forze produttive invece che come occasione per l’autorealizzazione. A chi vorrebbe che il mondo fosse diverso.
Sfruttamento non vuole dire solo avere un lavoro di merda. Questo è un fraintendimento impostoci dalla mitologia del lavoro per amore. Sfruttamento è il lavoro salariato in un sistema capitalistico, dove il lavoro produce più valore di quanto ne giustifichi il tuo stipendio. Sfruttamento è il processo attraverso qualcun altro trae profitto dal tuo lavoro”.

Il lavoro non ti ama o Di come la devozione per il nostro lavoro ci rende esausti, sfruttati e soli
Sara Jaffe
Minimum fax, 2022

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Saggistica, lavoro, capitalismo

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