Appaiono ai nostri occhi come la tempesta di neve alle porte dell’estate, come il primo fiore che si fa strada nel ghiaccio dell’inverno. In ogni possibile declinazione sono annunciatori della natura più selvaggia e incontenibile. In taluni, i lupi scatenano uno stupore che travolge, in altri sollevano nubi nere di terrore. Allergici al compromesso e alle vie di mezzo, i lupi lasciano sempre morti sulla loro strada.
O morti di paura o morti di meraviglia.

Sara della biblioteca di San Giorgio di Piano consiglia Nelle terre dei lupi di Mia Canestrini.

Il libro inizia nel pieno della pandemia, nell’estate del 2020, quando l’autrice decide di partecipare a un progetto di mappatura e tracciamento dei lupi dell’Irpinia. Come spiega fin da subito, andare sulle tracce dei lupi è un po’ come inseguire dei fantasmi: non li si vede quasi mai, ma si impara a indovinarne il passaggio dalle carcasse di animali in mezzo agli alberi, dagli escrementi (tanto che il suo ragazzo sintetizza in modo brutale ma preciso il suo lavoro dicendo che raccoglie merde di lupo!).
Dopo qualche capitolo, dall’Irpinia si passa al delta del Po, al Naviglio grande appena fuori Milano, alla Maremma, a Fregene, alla Valtellina, al Parco fluviale del Ticino. Un giro dell’Italia sempre alla ricerca dei lupi e delle loro tracce, inframmezzando il girovagare alle riflessioni sulle persone (inquietanti gli incontri con le “vedette” che la controllano nei suoi tragitti in mezzo alla campagna), sui luoghi, e sulla società che cambia.

Mia Canestrini è una zoologa nata a Bologna che si è occupata a lungo di lupi, e che di progetto di ricerca in progetto di ricerca ha vissuto in tante parti di quell’Italia sempre più spopolata che sono le colline, gli appennini e le alpi. Ha portato avanti la sua attività di divulgatrice con trasmissioni radio, tv, e libri, e Nelle terre dei lupi è un libro che sta a metà strada tra autobiografia (è soprattutto autobiografia) e un’indagine zoologico/sociologica del territorio italiano e dei suoi abitanti, umani e non umani.

Perchè mi è piaciuto? Il mio primo, travolgente colpo di fulmine con la lettura è stato quando a otto anni ho letto Il richiamo della foresta, e quindi lupi e libri dentro di me sono uniti strettamente da un amore che dura da più di 40 anni. A un certo punto della vita i libri hanno avuto la meglio, e i lupi sono rimasti tra le pagine dei libri e nelle favole, ma nel profondo il fascino e l’interesse sono rimasti, per cui quando mi è capitato sotto gli occhi questo libro non ho potuto non aprirlo.

Lo consiglio naturalmente a chi (come me e come molti altri) subisce il fascino dei lupi - protagonisti delle nostre fiabe e leggende - e della natura selvaggia. Ma anche a chi è interessato a capire qual è lo stato del nostro paese lontano dalle città, nelle terre interne dove, appunto, la natura sta riconquistando terreno anno dopo anno.

Alcuni spunti per andare oltre:

Nelle terre dei lupi
Mia Canestrini

Piemme, 2023

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Saggistica, lupi, pandemia, Italia

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